lunedì 30 dicembre 2013

Amare i libri rende piu' felici

Amare la lettura secondo me rende piu' felici! Pensate a quante vite potete vivere attraverso i libri! Pensate a quella meravigliosa possibilita' di volare con la fantasia che i libri vi danno. Pensate a quel momento in cui finisce un libro e vi sentite persi perche' vi eravate talmente tanto immedesimati da sentire la mancanza di quel mondo immaginario e dei suoi personaggi. Gioia, tristezza, paura, aspettative, ansia, amore, odio.. Quanti sentimenti riesce a darci un libro? Anche solo il passare le ore in libreria a sceglierne un altro per me e' motivo di gioia! Prima o poi credo che dovro' arrendermi ad un ebook se non voglio finire sommersa dai miei libri, ma per ora mi godo il piacere di girare quelle pagine profumate dei libri nuovi, tenerli in mano (pesanti e difficili da gestire) anche in metro o in treno schiacciata tra la gente e     ritrovarli pieni di segni e ammaccature una volta finiti! Si, perche' loro vivono con me e mi accompagnano in tutti i momenti della mia vita e alla sera quando torniamo a casa sono ammaccati esattamente come me! Questa e' l'unica mia passione che intendo trasmettere a mia figlia ( perche' per il resto credo che lei debba crearsene di proprie) e forse ci sto riuscendo. Come? Potrete leggerlo in questa intervista che Federica mi ha fatto qualche settimana fa http://mammamogliedonna.it/2013/12/amoleggerti-valeria-valenti.html

Leggere e' uno degli ingredienti della ricetta per essere piu' felici! Quindi leggete a piu' non posso!

martedì 3 dicembre 2013

Donne in gamba

Inseguire i propri sogni non è mai facile, quando è troppo facile forse non è davvero un sogno quello che stiamo inseguendo. Se penso a quante aspettative avevo quando mi sono laureata mi faccio quasi tenerezza. Mica te lo dicono all’università che dopo la laurea sono solo cavoli tuoi e che tutte quelle porte che credi ti verranno aperte in realtà te le ritrovi sul muso. Dovrebbero creare un corso di sopravvivenza per neolaureati.
Poi se sei una donna che aspira alla carriera e aspira a diventare anche madre, lasciamo perdere. Ho deciso quindi di raccogliere qualche storia, soprattutto storie di donne (perché io le donne le ammiro) che non rinunciano solo perché per loro è più dura, (e non dite che non è vero voi maschietti) ma trovano un modo, una strada, delle alternative e portano avanti i loro progetti.

La prima storia è quella di Stefania Moio, Dietista, mamma, moglie e molto più che ci racconterà le difficoltà che ha incontrato subito dopo la laurea, tra scarsa autostima e paura di sbagliare,  e una maternità che le ha dato la forza e la determinazione giusta per portare avanti i suoi sogni.

Perché hai scelto la laurea come Dietista?
Sono sempre stata attratta dal campo medico ma appena diplomata come perito turistico ho scelto la facoltà di scienze politiche pensando erroneamente di non esser capace di studiare materie mediche. In seguito non so esattamente cosa mi abbia spinto di scegliere Dietetica, so solo che una volta scoperto di aver superato il tanto temibile test d’ingresso ero felicissima.

Cosa ti aspettavi accadesse una volta laureata?
Quello che si aspettano tutti i neolaureati. Trovare immediatamente lavoro e sentirmi affermata professionalmente al 100%. Parlavo con colleghi laureatisi molto prima di me, tutti mi dicevano che all’inizio sarebbe stata dura, che sarebbero passati anni prima di riuscire a realizzare il mio sogno, ma io no, ero sicura ci sarei riuscita subito. Tipico entusiasmo da neo laureata.

La scelta di crearti una famiglia subito dopo la laurea, credi che ti abbia limitata professionalmente? 
Mi sono sposata due anni dopo la laurea e ho avuto mio figlio a tre anni dal matrimonio. Il matrimonio ha limitato la mia crescita professionale solo perché ho voluto mi limitasse! Non ho avuto a sufficienza autostima e determinazione, ma nessuno mi ha mai impedito di andare in altri paesi o fare qualsiasi tipo di esperienza lavorativa. Dalla nascita di mio figlio un po’ sono stata limitata ma solo negli spostamenti. Per il resto, anche se è tutto molto più difficile da gestire, è stata proprio la maternità a darmi la caparbietà e la forza di continuare a lottare per raggiungere il mio obiettivo. Come se la capacità di stare sveglia per 18 mesi consecutivi la notte mi avesse fatto capire quanta forza c’è in me e quanto valgo. È stata la maternità a farmi crescere e maturare anche professionalmente.

Quali credi siano le cose che hanno limitato di più la realizzazione dei tuoi progetti dopo la laurea? Incide secondo te il fatto di vivere in un piccolo paese del sud?
Penso che vivere in un piccolo paesino (non tanto del sud) mi abbia influenzato negativamente perché non conoscevo molte persone. Provengo da un paesino di 600 persone e non ho mai avuto molti contatti esterni se non quelli prettamente scolastici. E otto anni fa i social network non esistevano. E poi la scarsa collaborazione da parte di altri operatori sanitari quali i Medici. La mia è una figura relativamente nuova, soprattutto come libero professionista, e fino a qualche anno fa, i medici ignoravano la nostra esistenza (ora sanno che ci siamo ma ci ignorano lo stesso…). Ma quello che penso mi abbia limitato maggiormente, sia stata la scarsa autostima, la poca voglia di rischiare, di buttarmi a capofitto anche a costo di prendere delle cantonate. Sono stata troppo razionale, forse per la situazione economica non rosea della mia famiglia. Ma ho troppo pensato al negativo, invece dovevo lottare di più e pensare positivo.

Hai mai pensato di trasferirti in una grande città o di andare all’estero?  Cosa ti ha spinto a rimanere in Calabria?
Non  ho mai pensato a spostarmi  soprattutto per la famiglia. Sono super legata alle mie origini. Non intendo andare via dal mio sud anche perché mi piace pensare che il mio impegno possa contribuire a rendere migliore il posto in cui vivo. E questi passi in avanti li noto. C’è più interesse da parte della gente a stare meglio, a migliorare il proprio stile di vita. Tante famiglie che vogliono migliorare l’alimentazione dei propri figli. In un paese come il mio, in cui il cibo è praticamente al primo posto, è un passo molto avanti.

Cosa ti avrebbe aiutato e dato più fiducia dopo la laurea?
Quasi tutti i neolaureati affrontano, finito l’entusiasmo della laurea, una sorta di smarrimento. Tutte le università, a mio avviso, dovrebbero fornire una serie di sportelli di orientamento, che valuti insieme al neolaureato la strada da scegliere a seconda delle proprie ambizioni.

Alcuni laureati perdono le speranze e abbandonano l’idea di lavorare nel campo per il quale hanno studiato e si dedicano a lavori alternativi come i call center ad esempio. Questo accade soprattutto per chi rimane al sud. Non ci credono abbastanza e scelgono la strada più semplice o è davvero così difficile trovare un lavoro dopo la laurea?
Dipende dal ramo che si sceglie. Il mio campo, la dietetica come libero professionista, trova le stesse difficoltà al nord piuttosto che al sud. Per lavorare bene bisogna fare tanta gavetta, essere intraprendenti, fiduciosi, volenterosi e come dicevo prima “buttarsi” senza pensare troppo agli aspetti negativi.
Per altri rami o per particolari ambizioni, il sud limita un po’, ci sono meno occasioni lavorative. Al sud il lavoro te lo devi costruire e non per tutti è possibile, soprattutto economicamente.



Se qualcuna ha voglia di raccontarmi la sua storia commentate il post o scrivetemi su valeriavalenti11@gmail.com

mercoledì 20 novembre 2013

Mamme che: "goditi la vita che poi.."

Ho sempre dubitato delle mamme navigate che col sorrisino beffardo mi dicevano " poi vedrai, non hai ancora visto niente". Secondo me provano un certo gusto nel terrorizzare le amiche in attesa o alle prime armi, ti guardano con quel faccino sarcastico ogni volta che dici " sai, la mia bimba dorme tutta la notte" oppure " mangia di tutto". Le vedi che sono li pronte a smontarti ogni certezza con i loro "eh, ma ancora e' piccola, vedrai appena arriva 9 mesi, a un anno, a due, a tre". Oppure, peggio ancora, quelle che per spaventarti usano frasi del tipo:"goditi la vita adesso, perche' poi...", "non avrai piu' tempo neanche per una doccia", "e chi ci va piu' al cinema".
Io e la mia nana siamo arrivate ad un anno di vita insieme e posso dire che per fortuna ci siamo arrivate incolumi dalla maggior parte di questi avvisi e con una nota d'orgoglio mi sento di dire a tutte quelle che hanno provato a terrorizzarmi che:
- la mia nana dorme da quando aveva 2 mesi tutta la notte e nonostante l'inizio del nido e tanti altri fattori che pare avrebbero cambiato le cose, continua a farlo;
- riesco ancora ad andare dall'estetista, uscire con le amiche, ritagliarmi del tempo per me, leggere un libro e mettermi lo smalto. Faccio anche la doccia e la pupu' senza problemi, solo con un po' di organizzazione in piu';
- nonostante io non sia riuscita ad allattarla al seno non mi pare si ammali piu' di altri bimbi che per fortuna hanno mangiano il latte delle loro mamme;
- da quando cammina non e' cambiato il modo in cui sto attenta a lei e non mi sento piu' stanca di prima, e' sempre stato bello stare con lei e a fine giornata sono stanca ma felice e alle volte mi spiace anche che si sia addormentata cosi presto;
- dorme nel suo lettino da sempre e nessun fattore le ha mai fatto cambiare idea;
- posso ancora viaggiare, quando aveva otto mesi abbiamo preso l'aereo e siamo state a Parigi e ci siamo divertiti tanto... con un po' di organizzazione in piu' ovviamente. 
- mi godo ancora la vita in tutta allegria e non ho avuto bisogno di godermela tutta prima dell'arrivo della mia nana, perche' continuo a farlo con lei
- tra me e mio marito le cose vanno bene, la nana ci ha solo portato tanta gioia, certo, abbiamo qualche impegno in piu' e anche qualche pensiero in piu' ma la coppia funziona ancora alla grande

Potrei continuare all'infinito ma mi fermo qui. Tanto lo so che tutte voi avete ricevuto gli stessi consigli e li conoscete anche meglio di me!
Certo e' che su una cosa queste mamme avevano proprio ragione. Il primo anno di nido e i malanni! La mia nana e' ammalata una settimana si e l'altra pure e su questo non posso darvi torto! E' vero, sara' un anno difficile e saremo sempre tutti ammalati, ma supereremo anche questo! Si si, lo so che a Marzo sara' peggio e in primavera arriveranno i malanni peggiori, ma tanto per voi non ci sara' mai fine al peggio!
Devo pero' ammettere che ho fatto parte anche io del gruppo delle mamme navigate e terrorizzatrici! Solo per un attimo pero' (giusto il tempo di accorgermi in che tunnel stavo entrando). Ebbene si, subito dopo il parto provavo un certo non so che a descrivere il parto come un salto nel dolore: "ti senti morire, altro che dolore del ciclo, il dolore che provi e' paragonabile solo a tutte le tue ossa che si spaccano contemporaneamente, mai piu' nella vita". Ecco questi sono i commenti piu' delicati e quelli senza tutti quei dettagli che mi divertivo ad aggiungere per rendere il tutto piu' drammatico! Le facce terrorizzate delle mie amiche mi davano soddisfazione, e piu' i volti si contorcevano e piu' insaporivo il tutto con dettagli succulenti. Per carita', dettagli veri, ma sicuramente avrei potuto evitare! Non che adesso io descriva quel momento come una gita al mare, ma evito tutto quello che non serve, anche perche' ciascuno di noi avra' la sua esperienza e non serve dare avvisi e consigli su una delle cose piu' soggettive del mondo! Lo stesso vale per voi care mamme navigate e terrorizzatrici, le vostre esperienze non saranno mai le mie, i vostri figli non potranno mai assomigliare alla mia, e il vostro approccio alla maternita' e alla vita di coppia non e' il mio! Ognuna di noi avra' difficolta' differenti o anche le stesse difficolta'ma ciascuna le affrontera' come meglio crede.
Quindi, raccontiamoci le esperienze, che va bene e ci aiuta a non sentirci sole, ma basta col terrorismo e soprattutto basta dire alle povere neo mamme che non riuscite a trovare il tempo per fare niente per voi, imparate ad organizzarvi meglio!

lunedì 18 novembre 2013

Carenza di ferro nei bambini: qualche consiglio alimentare.

Questa estate, un paio di mesi dopo lo svezzamento, la mia bimba aveva perso un po' l'appetito al punto da rallentare anche la crescita. Avete presente i famosissimi percentili di crescita? Posto che qualcuna di noi sia davvero riuscita a capire come funzionano, la mia bimba aveva perso due punti percentili e gia' non partivamo da cifre alte. Inizialmente non ci siamo preoccupati ma quando a settembre la situazione era ancora cosi, la pediatra ci ha consigliato di fare delle analisi del sangue e delle urine. Il risultato e' stato una carenza di ferro notevole per cui, sempre dietro consiglio del pediatra, abbiamo cominciato una bella cura a base di ferro per due mesi. In effetti non c'era da allarmarsi, ma io per saperne di piu' ho fatto qualche domanda ad una mia amica Dietista, Stefania Moio, che tra l'altro ha un suo blog, dieteticamoio.blogspot.com, al quale potete rivolgervi se avete bisogno di qualsiasi consiglio alimentare. In fondo troverete anche una sua biografia! 
le ho chiesto come si puo' intervenire in questi casi adeguando l'alimentazione e ho deciso di condividere con voi le informazioni che mi ha dato, chissa' che possano esservi utili in qualche modo!
Buona lettura!


QUALI SONO LE POSSIBILI CAUSE DI ANEMIA PER MANCANZA DI FERRO NEI BAMBINI?
La carenza di ferro è una condizione che si verifica quando “la velocità di perdita o di utilizzazione del ferro supera la velocità di assimilazione dello stesso”.
Nei primi 6 mesi di vita, è improbabile si abbia una carenza di ferro, perché la quantità presente è spesso sufficiente per l’organismo.
Solo i bambini nati pre-termine potrebbero presentare carenza in quanto necessitano di una quantità maggiore di ferro.
Dai 6 ai 12 mesi invece, spesso si verifica una carenza di questo minerale perché l’organismo in crescita necessità di maggiori quantità di ferro.
Le cause possono essere molteplici: nascita pre-termine, allattamento artificiale con latte povero in ferro, inserimento di latte vaccino prima dei 12 mesi (che può causare sanguinamenti occulti intestinali e riduzione dell’assorbimento del minerale), svezzamento con alimenti poveri in ferro e vitamina C. Anche se spesso è semplicemente una condizione fisiologica dovuta al rapido accrescimento.
Dopo i 12 mesi è difficile si verifichi una carenza di ferro, se l’alimentazione è varia ed equilibrata.

QUALI SONO GLI ALIMENTI CHE GARANTISCONO L’APPORTO DI FERRO?
Discrete quantità di ferro sono presenti:
- in alimenti di origine animale (carne e pesce), il cosiddetto ferro eme, il quale viene assorbito in maggiori quantità.
- in alimenti di origine vegetale (fagioli, lenticchie, ceci, piselli, fave, indivia, radicchio verde, spinaci), chiamato ferro non-eme e assorbito dal nostro corpo in quantità inferiore.
Il ferro è anche presente nelle interiora, nelle uova, nella frutta secca e nel cioccolato fondente. Tutti alimenti, che possono essere introdotti gradualmente dopo l’anno di vita.
 
INTEGRARE QUESTI ALIMENTI PUO’ ESSERE SUFFICIENTE OPPURE è NECESSARIO COMUNQUE L’UTILIZZO DI UN INTEGRATORE?
Intorno ai 6 mesi è consigliabile integrare il minerale, il cui dosaggio verrà stabilito dal pediatra. Da un punto di vita alimentare è consigliato il latte materno o latte artificiale arricchito in ferro oltre al consumo di carne e pesce.
A partire dai 12 mesi, un’alimentazione contenente gli alimenti sopra citati è sufficiente per coprire il fabbisogno di ferro nell’arco della giornata.
Secondo le linee guida dai 6 mesi ai 3 anni è necessario un introito giornaliero di ferro pari a 7 mg. Per i bambini dai 4 ai 10 anni una quantità di 9 mg/die.

BIOGRAFIA
Nata nel maggio del 1980, mi sono laureata in Dietista nel novembre 2005.
Educazione alimentare è il principale obiettivo del mio lavoro sia in presenza che in assenza di stati patologici. L’università mi ha permesso di acquisire alcune conoscenze specifiche e di maturare una prima esperienza tramite i tirocini obbligatori presso le strutture pubbliche.
Conclusi gli studi, ho elevato la mia preparazione professionale con esperienze pratiche e autonome, svolgendo sia attività come libera professionista che collaborazioni volontarie con strutture pubbliche. Ho presieduto commissioni di laurea per il corso di Dietista presso l’università Magna Grecia di Catanzaro; questa esperienza ha aggiunto alle mie competenze la capacità di giudizio e di analisi.
Questi elementi, nel complesso, vengono da me utilizzati per stilare diete personalizzate, che garantiscano una condizione ottimale di salute nel presente e prevengano patologie strettamente legate al cattivo stile di vita nel futuro.
 
 

 

domenica 3 novembre 2013

L'importanza della condivisione nella depressione post partum



Oggi su Twitter, nel profilo di +QuandoNasceUnaMamma  mi sono imbattuta in questo video davvero molto emozionante http://vimeo.com/61632539. Si parla di baby blues, quella che in Italia chiamiamo "depressione post parto". Ovvero quella sensazione di disagio, tristezza e angoscia che si percepiscono nei giorni successivi al parto, proprio nel momento che  dovrebbe essere il più bello della nostra vita. Guardandolo mi sono davvero emozionata. Volevo quindi condividerlo con voi perché ritengo che sia importante diffondere l’idea che in questi momenti non si è da soli.
Faccio una premessa. Io ho partorito un anno fa nell’incoscienza più totale. Non intendo nel senso che non sapevo di dover partorire ma nel senso che avevo sottovalutato l’intensità del dolore che avrei provato e non sapevo (per mancata informazione e per la tendenza a non credere alle persone che per ogni cosa che riguarda la maternità ti dicono la fatidica frase “vedrai, vedrai”) quello che avrei sofferto dopo nei fatidici 40 giorni. Quindi subito dopo il parto ho avuto come una fase di shock totale. Per non parlare della difficoltà ad allattare conclusasi purtroppo con me disperata che in lacrime 10 giorni dopo il parto chiedevo ad un’ostetrica di interrompere l’allattamento. I successivi 40 giorni ho convissuto con la baby blues. E’ stata dura ma non è un cambiamento facile da affrontare e poi gli ormoni non aiutano.
La cosa strana è che per 9 mesi hai sognato quel momento, l’hai vissuto nella tua testa milioni di volte pensando a quanto sarebbe stato romantico e meraviglioso, ti sei divorata volumi interi sull’allattamento, la gravidanza, il parto e hai guardato e riguardato centinaia di puntate di trasmissioni ambientate nelle sale parto. Ma quello che accade dopo il parto è un po’ diverso per alcune mamme. Per quanto tu possa aver desiderato quel figlio, per quanto tu possa amarlo, le sensazioni che provi sono completamente assurde. E’ strano da spiegare quali sono davvero le emozioni che si vivono. Si fa fatica ad esternarle perché chi ti sta vicino è felice, gioisce e si aspetta che tu faccia altrettanto ma tu non riesci ad essere felice e ti senti anche in colpa. E allora piangi, pensi che forse non sei adatta a fare la mamma e che forse la tua vita di prima era migliore di quella che ti aspetta. Nel frattempo hai tra le braccia una piccola creatura che dipende da te e quindi piange, ha delle necessità e tu invece hai solo paura. Nel frattempo per alcune mamme c’è anche da affrontare il dolore fisico (i punti, mal di schiena, ragadi al seno) oltre che il confronto allo specchio con un corpo che non riconosci e non accetti.
Questo è quello che ho provato io per almeno un paio di mesi dopo il parto e che per chi mi è stato vicino è stato difficile da comprendere ma per fortuna mi hanno appoggiata. La mia vera ancora di salvezza è stato rimanere in contatto con le mamme incontrate al corso pre-parto e sentire da loro che erano nelle mie stesse condizioni. Questo mi ha fatto sentire meno sola e sicuramente mi ha fatto capire, in quel momento poco razionale, che non ero pazza e che tutto questo turbinio di emozioni era una fase quasi necessaria.
Oggi, dopo un anno, avrei una voglia matta di rivivere quel momento per poterlo vivere con la gioia che ho adesso tutte le volte che guardo la mia bimba sorridermi, e vorrei poter dire alla me stessa di un anno fa che quel momento non tornerà più di godermelo più che mai.
Con questo vorrei dire alle neomamme che se vi sentite cosi non temete di parlarne con qualcuno, non pensate che dovreste essere felici e queste emozioni negative dipendono solo da voi. Cercate altre mamme con cui parlare e condividete ogni emozione, anche quelle che vi sembrano più orribili. Tutto passa, state serene, tutto passa.

giovedì 31 ottobre 2013

Halloween spaventa solo chi non sa divertirsi



E’ da una settimana che tutte le volte che mi collego alla mia pagina Facebook mi pento immediatamente di averlo fatto per il nervoso che mi monta a leggere certi post. In realtà questo accade spesso e infatti prima o poi scriverò un post sulle categorie più fastidiose che popolano il mondo di Facebook. Ma questo è un altro discorso. Dicevo che da una settimana, leggo una sfilza di post di campagne anti Halloween. Tantissime persone si sono immolate per questa causa di vitale importanza e spammano le bacheche con link e pensieri del tipo “è una festa pagana” o “ è stata creata solo per fare del consumismo. Allora, io posso provare a capire (facendo tanta fatica) entrambe i pensieri. Anche se credo che ciascuno possa spendere e consumare i propri soldi come gli pare e le persone che dicono che Halloween è una festa pagana devono dimostrarmi di essere dei credenti praticanti e non festeggiare nessun’altra festa pagana (compleanni inclusi) altrimenti non fanno testo proprio come tutti gli altri. Ma quello che proprio non digerisco è chi fa le campagne distruttive con il motto “non è una festa della tradizione italiana, non festeggiamola per non perdere le nostre origini”. Ah si? Halloween sarebbe una festa “straniera” e quindi non la possiamo festeggiare? E allora con Babbo Natale come la mettiamo? Se proprio la vogliamo dire tutta, il Babbo Natale vestito di rosso è stato creato dalla Coca Cola nel 1931. Quindi, guarda un po’, è americano proprio come Halloween! E guardate che io lo so che voi, si proprio voi che scrivete di quanto Halloween sia una festa ridicola e inutile, siete le stesse persone che ogni anno a Natale appendono i Babbo Natale sul balcone, addobbano l’alberello e si abbuffano di panettone. Consumisti, pagani e rinnegatori della patria! Ma poi, a proposito di Coca Cola, non dovremmo berla perché è americana? Andiamo al cinema a guardare solo film italiani? Acquistiamo solo musica italiana? Ma si, buttiamo tutti i nostri i cellulari, sono stranieri, torniamo alla buona e vecchia Sip!
Ma poi è mai possibile in Italia si diventa nazionalisti solo di fronte alle cause inutili? Perché non tentiamo di sentirci più italiani ogni giorno dell’anno proponendo campagne molto più serie magari contro chi calpesta la nostra dignità? E qui mi fermo perché anche questa è un’altra storia.

Ora, detto questo, io quest’anno per la prima volta ho creato la mia prima zucca. Io e mio marito l’abbiamo fatto più che altro per far divertire la mia piccolina che a giorni compie un anno. L’abbiamo vestita con il suo vestitino da zucca e ci siamo messi a svuotarla e intagliarla. Lei si è divertita moltissimo, io e mio marito anche (forse più di lei) e questo è l’importante! Non abbiamo commesso peccati mortali e ne tantomeno ci dimenticheremo di divertirci anche a Carnevale. E poi, diciamocela tutta, le feste religiose hanno sempre come tema base la morte e la sofferenza, e se qualcuno ha deciso di inventarsi per i bimbi un vecchietto vestito di rosso che va in giro a portare regali, i trick or treat e l’uovo di pasqua con la sorpresa, ha fatto solo bene.  
Quindi, buon Halloween a tutti.

mercoledì 30 ottobre 2013

Ma che fine fanno le mamme nelle fiabe?



Da quando sono diventata mamma mi capita di riflettere sulle cose più assurde. Questo è il periodo delle fiabe per bambini. Si, le dolci e tenere fiabe che hanno sempre un lieto fine e che quando le leggi da adulto (ormai disilluso) ti verrebbe la voglia di prendere i fratelli Grimm and  company e farli saltare giù da un aereo in volo. Ma  non è questo il punto. Vi siete mai domandati che fine hanno fatto le mamme nelle fiabe? Si perché se ci pensate bene, nella maggior parte delle storie per bimbi, la mamma o è morta o è una stronza fotonica alla quale nella vita reale i servizi sociali non affiderebbero neppure un gatto. E i papà? I teneri e poveri papà,vengono nella maggior parte dei casi lasciati da soli a crescere i figli,  suscitando una tenerezza infinita persino nei cuori più duri. Ma poi perché i papà se fanno i papà suscitano tenerezza e le mamme no? Ma questa è un’altra storia.

All’inizio pensavo che la cosa riguardasse solo le vecchie fiabe, che tra l’altro partivano sempre da una storia di sfighe e disgrazie.  Pollyanna, Candy Candy, Georgie, Pippi Calze lunghe, Heidi, Anna dai capelli rossi, Dolce Remì, Biancaneve, Cenerentola, tutte orfane di mamma. Ma poi anche negli anni 80 la storia si ripete: Spank, Lovely Sara, Annette, Occhi di gatto. Per non parlare di quelle mamme che avrebbero fatto meglio a morire come le mamme di Hansel e Gretel e Pollicino, ve la ricordate? Convincono entrambe il marito ad abbandonare i figli nel bosco…devo aggiungere altro? E la mamma di Cappuccetto Rosso? Manda una bimba di 5 anni nel bosco tutta sola e l’unica cosa che riesce a dirle è “stai attenta al lupo”? Ma perché non ci andavi tu dalla nonna a portarle da mangiare brutta megera che non sei altro! E la mamma di Monsters and co.? Lascia la figlia in balia di un gruppo di mostri che oltre a vivere nel suo armadio la trascinano in un mondo parallelo senza preoccuparsi minimamente di che fine abbia fatto la figlia! Per non parlare di Ratatouille, l’intera colonia di ratti è tutta maschile e la presenza femminile è pressoché inesistente…

Insomma le mamme o non ci sono perché morte tragicamente o se ci sono farebbero meglio a rinchiuderle in galera e buttare la chiave. Ma io una spiegazione me la sono anche data. Chi le scrive le fiabe? Tranne che per Pollyanna e poche altre, le fiabe sono scritte da loro, gli uomini, i papà. Potrebbero mai parlare di mamme che si fanno il mazzo per dimenarsi in una quotidianità fatta di pochissime ore rispetto a tutte le cose che hanno da fare per crescere i figli, andare a lavoro, fare le mogli devote e le mamme tenere e presenti e magari ogni tanto anche una ceretta e un libro?
Ecco perché le chiamano favole!